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La collezione cerca di mettere in evidenza la rude realtà dei sobborghi poveri afro-americani, e della loro cultura, che nasce dall’esclusione e dall’emarginazione sociale. I quartieri del ghetto, anche grazie all’HipHop sono riusciti ad aggrapparsi a dei buoni principi e portare sulla retta via migliaia di giovani che altrimenti sarebbero caduti nel vortice della malavita organizzata. Sfortunatamente questi saldi principi sono andati col tempo a perdersi, e sempre più spesso, soprattuto con la musica, mezzo di espressione più diffusa e più diretta, si sta tornando a vivere, ma anche ad elogiare ed emulare, uno stile di vita che pensavamo di aver quantomeno ridotto. Questa collezione, quindi, si pone l’obbiettivo di essere un riflesso estetico, attraverso anche all’attitude richiesta dai modelli durante la sfilata, della violente realtà americana. Oltre ad una “coreografia” arrogante, che prevede, in maniera sicuramente provocatoria, una camminata sfacciata, una posa in fondo alla passerella scurrile, come un segno con le mani o facce grottesche, l’esibizione è accompagnata da un video in background che riprende atti di vandalismo, rapine e aggressioni compiute e riprese nei ghetti americani.